Nizza della Paglia tra Storia e Leggenda
La Storia si confonde spesso e volentieri con la leggenda, specie quando quest’ultima ha contenuti forti. La nascita della nostra città è emblematica, anche perché non esistono documenti chiari e definitivi sulle sue origini.
Narra la “storia” che i signori dei castelli del territorio nicese avessero la brutta abitudine di esercitare lo “jus primae noctis”, un privilegio che dava ai padroni dei servi della gleba il diritto di consumare la prima notte con la sposa del malcapitato. Orbene, i nostri antenati non gradivano e ad un certo punto si ribellarono uccidendo i castellani, distruggendo i castelli e rifugiandosi alla confluenza del torrente Belbo con il rio Nizza…zona malsana perché paludosa e ricca di canneti, ma facilmente difendibile. Lì costruirono le prime abitazioni ricoperte da tetti di canna, come usava a quei tempi.
Da qui la denominazione “Nizza della paglia”.
La Storia ed il buon senso dicono invece che i castellani avevano bisogno di protezioni forti per mantenere i loro privilegi, per cui, in cambio si impegnavano a sottomettersi al potente di turno, garantendo versamenti di gabelle ed armati in caso di necessità.
Questo avvenne in realtà il 9 febbraio del 1203, nella chiesetta di San Giovanni delle Conche, quando gli uomini di Acquesana decisero di mettersi sotto la protezione di Alessandria.
Nel 1225 Alessandria sconfisse Asti nella piana di Calamandrana e per tutelare il confine costruì una città fortificata, alla confluenza del Belbo con la Nizza, proprio dove esisteva una chiesa, San Giovanni in Lanero, con annesso un convento. Vicino ad essa, abbattuta nel 1826, si costruì la Torre ed il Palazzo comunale, oggi piazza Martiri di Alessandria.
La cittadina diventò presto fiorente grazie ad alcuni fattori: la fertilità delle terre circostanti, la laboriosità dei terrazzani, l’importanza viaria che assunse progressivamente e che caratterizzò nei secoli la vocazione al commercio delle sue genti. Poche cose capitano infatti per caso: il commercio fu conseguenza del fatto che dalle terre astigiane alla Liguria (commercio di olio, sale, spezie, tessuti) la via più breve e più sicura attraversava Nizza lungo l’attuale via Maestra.
Era l’unica strada percorribile, o forse esistente, grazie alle colline che caratterizzano il paesaggio artigiano e dell’Alto Monferrato; non c’erano le strade, né i mezzi di trasporto di oggi, ma sentieri e carri. I commercianti dunque erano obbligati ad entrare nella città, pagare i dazi, sostare, far riposare gli animali da soma, trascorrere tempo nelle osterie e nelle taverne raccontando dei loro viaggi…quindi ampliare l’orizzonte dei Nicesi che seppero sfruttare al meglio questa scuola di vita.
Nizza cominciò ad interessare ai Signori dell’epoca: in essa vedevano possibilità di arricchirsi con le gabelle, con i prodotti della terra, con i tartufi e con la selvaggina che abbondavano in un territorio incontaminato.
Anche Nizza aveva bisogno di protettori importanti che le garantissero tranquillità e relativo benessere.
Siamo nell’epoca dei Liberi Comuni e Nizza si dotò di un codice che disciplinava ogni più piccolo aspetto della vita sociale, religiosa ed economica: il Liber Catenae. Quest'ultimo disciplinava il governo della città, ma prevedeva la presenza di un Castellano che rappresentava e curava gli interessi del Signore di turno.
L'evoluzione di Nizza dai Savoia ai giorni nostri
"Nizza è cinta da mura: un muro, partendo dalla cantonata verso Lanerio, costeggia il rivo Nizza, giunge verso nord fino al Belbo nel punto in cui apresi la porta di Belmonte. Da questa staccasi l’altro muro lungo il Belbo fino alli molleggi designati in due case dove apresi un’altra porta detta di Calamandrana perché prospiciente essa villa.
Da questa porta fino alla cantonata suddetta (di Lanero) corre un muro che nel suo mezzo lascia la porta detta di Lanerio. Nel muro che uniscela cantonata di lanerio alla porta di belmonte apresi un’altra porta detta della Nizza in fondo alla via che porta questo nome.
Da una all’altra porta vi sono le torri celle in debita distanza proporzionata alla fine di ciascheduna contrada. Intorno alle mura corre la strada detta dello spado o spalto.
Fu formata Nizza in forma triangolare con contrade tutte in linea retta, cioè tre in lungo delle quali quella di mezzo denominata “contrada maestra”, da ambo i lati fiancheggiata di portici le cui arcate vengono sostenute da colonne rotonde di pietra di cava e sotto dette arcate d’ambo i lati d’essi portici con botteghe inservienti al commercio dei mercanti, artigiani e rivenditori di commestibili; con piazza alla metà di essa contrada con fabbrica alta più delle altre con merli denominata “il Palazzo” inserviente di abitazione al giudice come anche per la congragazione dei Signori Consiglieri o sia Amministratori del pubblico, e riposizione dell’archivio per la custodia delle scritture al medesimo appartenenti.
Tiene essa contrada due porte, cioè l’una da principio e l’altra in fine d’essa: la prima verso levante denominata di Belmonte e verso le strade tendenti alle città di Casale, Alessandria, Acqui; l’altra verso ponente denominata di Lanero, fuori di cui vi sono le strade tendenti alle città di Asti, Torino, Alba…”
“Terra grossa e importante, posta in fertilissimo sito, circondata da mura …fa fuochi 188, bocche 2131,soldati 339…”
Il passaggio di mano da un Signorotto locale ad un altro termina con l’acquisizione del Monferrato da parte dei Duchi di Savoia, poi re dello stato Sardo-Piemontese, poi re d’Italia.
Con i Savoia scompaiono definitivamente gli Statuti dei Liberi Comuni ed inizia una sistemazione complessiva dell’apparato amministrativo che omologa le regole dei Comuni. Nizza si adegua ed intraprende un lento e segmentato cammino verso un’organizzazione economica del territorio necessaria a creare lavoro ad una popolazione in aumento demografico considerevole: nel 1800 conta ormai più di 7 000 abitanti, contro i circa 3000 del cinquecento. La dominazione francese ha portato una ventata di modernità e una prospettiva di maggiore partecipazione popolare alla gestione del Comune…
Liberté, egalité, fraternité sono ideali che restano nell’animo dei Nicesi anche dopo la Restaurazione e spingono i cittadini ad iniziative nuove: sorgono industrie conserviere, della seta, della lavorazione dell’argento. L’agricoltura cresce grazie alla mezzadria ed alla scomparsa lenta ma inesorabile dei latifondi proprietà dei nobili e della Chiesa, ma incontra le prime difficoltà nella concorrenza del commercio enologico: sono scomparsi i vari dazi, altri produttori entrano nel mercato e la legge nicese medievale che vietava la vendita di vino forestiero non è più valida. Il Sindaco non è più eletto dai cittadini benestanti, bensì è di nomina regia. Pio Corsi è quello che ha dato maggiore impulso all’innovazione, risistemando la viabilità, creando spazi adeguati ai mercati, specie a quello dei bovini e degli equini, ha proceduto all’illuminazione pubblica, ha ampliato la possibilità di istruzione per tutti i ceti sociali. Con l’avvento dell’Unità d’Italia la leva obbligatoria amplia gli orizzonti mentali dei maschi che tornano dal lungo servizio determinati a migliorare le loro condizioni di vita.
L’amministrazione, spinta da queste nuove suggestioni procede a dotare Nizza di Scuole moderne, di un Monte di pegni, di un Teatro, di un Corpo di Pompieri, di una banda Musicale, di una Biblioteca circolante. Nasce il ceto borghese, si spegne quello nobiliare ed è il primo che riuscirà a trasformare la città in quella che noi viviamo.
Francesco Cirio è l’emblema della capacità popolare di creare lavoro e ricchezza: nato a Nizza da famiglia modesta riuscì a creare un impero nel mondo dell’Industria Conserviera. La città attira l’attenzione di San Giovanni Bosco che acquista l’ex convento dei Francescani e crea l’Istituto “Nostra Signora delle Grazie”… per noi La Madonna. Medici illuminati fondano l’Ospedale dove prima sorgeva il Convento di Clausura delle Suore Benedettine.
Anche il nome dato alle singole vie e piazze è rivelatore di un mondo cambiato: i nomi delle famiglie nobili (Crova, Cordara, Pistone, Gervasio, Bigliani) sono accompagnati da quelli dei padri della nuova patria e dei cittadini benemeriti (Garibaldi, Cavour, Gioberti, Balbo, Umberto I, Carlo Alberto, Bona, Brofferio, Pio Corsi, Balbo…).
Per ulteriori approfondimenti consultare :
A) “Vicende storiche di Nizza” del dott. Migliardi
B) “ Liber catenae” traduzione italiana del prof. Ugo Zanobio
I volumi citati si trovano presso la Biblioteca Comunale e in Municipio